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Press Review

06 • 09 • 2023

Il Brunello di Montalcino è il vino italiano più richiesto nei ristoranti Usa

Sono ben 17 le cantine del Consorzio che sono state incluse nella classifica dei migliori vini offerti nei ristoranti americani, con un totale di 12.228 referenze di Brunello di Montalcino nelle loro liste

Il Brunello di Montalcino è il vino rosso italiano più rappresentato nelle wine list dei ristoranti negli Stati Uniti. Questo dato emerge dalla speciale classifica "Top 150 Italian wines in American Restaurants", creata da wine2wine di Vinitaly in collaborazione con Somm.ai, il più grande database americano al mondo di liste di vini e liquori venduti nei ristoranti. Questa classifica ha analizzato la presenza dei principali 150 vini italiani nelle carte dei ristoranti statunitensi di alta qualità.

Il Brunello di Montalcino è il vino italiano più richiesto nei ristoranti Usa

 
Il Brunello di Montalcino è il vino rosso italiano più rappresentato nelle wine list dei ristoranti americani
 

 

Gli Stati Uniti rappresentano il mercato estero più importante per il Brunello di Montalcino

Secondo quanto riportato dal Consorzio del vino Brunello di Montalcino, ben 17 cantine del Consorzio sono state incluse nella classifica dei migliori vini offerti nei ristoranti americani, con un totale di 12.228 referenze di Brunello di Montalcino nelle loro liste. I prezzi di questi vini sono per la maggior parte in tripla cifra, con una fascia che va da un massimo di 1.213 dollari a una base di 90 dollari a bottiglia. Gli Stati Uniti rappresentano il mercato estero più importante per il Brunello di Montalcino, con una quota di circa il 30% delle vendite al di fuori dell'Italia. Inoltre, a fine 2022, si è registrata una crescita significativa delle vendite, con un aumento del 29% in termini di valore, come riportato dall'Osservatorio prezzi del Consorzio del vino Brunello di Montalcino.

Ecco le 17 aziende vinicole del Consorzio presenti nella classifica "Top 150 Italian wines in American Restaurants":

  • Castello Banfi
  • Tenuta Greppo (Biondi Santi)
  • Il Poggione (proprietà Franceschi)
  • Tenuta Caparzo
  • Argiano
  • Altesino
  • Tenuta Col d’Orcia
  • Pian Delle Vigne (Antinori)
  • Valdicava
  • Pieve Santa Restituta (Gaja)
  • Casanova di Neri
  • Ciacci Piccolomini d’Aragona
  • Castelgiocondo (Marchesi de’ Frescobaldi)
  • Tenute Silvio Nardi
  • Castiglion del Bosco
  • Canalicchio di Sopra
  • Camigliano
25 • 05 • 2023
The Buyer

To launch the sublime new Brunellos of Ciacci Piccolomini d’Aragona, what better venue in London than Café Murano, where Angela Hartnett’s classic Italian food pairing lunch involved not one, not two, but three meat courses. Adjusting his belt was Victor Smart who tasted the new Brunello di Montalcino DOCG 2018, Rosso di Montalcino DOC 2020 and Brunello di Montalcino Pianrosso 2008 in the company of the estate’s Alex Bianchini.

“Some of the younger – and cheaper – Brunellos already rival some of the pricier, more venerable wines at least for sheer drinking pleasure,” writes Smart.

Brunello di Montalcino is a wine that I fell for from my first taste. Some reds are powerful, others have finesse and elegance. Brunello has both. It’s understandably one of Italy’s most internationally celebrated wines, prized especially in the US – and prices are high.

Although the first vintage of Brunello was more than a century ago, the global prestige has only come in the last forty years. Unlike Super Tuscans which stray into non-indigenous varieties,Brunello is always made from 100 per cent Sangiovese, Italy’s most widely planted varietal by some margin. A rigorous DOCG law requires several years of cask ageing and the 2018 is now ready for a tasting courtesy of one of the top producers, Ciacci Piccolomini d’Aragona.

Where better to try out the new Brunello than Café Murano in St James’s, where Angela Hartnett pays homage to classic Italian cuisine. The lunchtime atmosphere is laid-back, but the food is serious. The pasta course is agnolotti with braised rabbit and we have not one but two other meat dishes to follow: risotto ossobuco and then ox cheek with parmesan polenta. Substantial fare befitting substantial wines.

Ciacci is a family business and we are hosted by Alex Bianchini, grandson of the estate manager who inherited the Tuscan property in 1985 on the death of the childless Countess Elda Ciacci. Located in the south east of the Montalcino region close to medieval village of Castelnuovo dell’Abate, the estate can trace its roots back to the 17th century.

The firm has a total holding of 220 hectares producing both the Brunello and the cheaper Rosso di Montalcino, the latter with its own DOC since 1983 escaping the strict ageing requirement of its sibling, but still 100 per cent Sangiovese.

Many wine bosses today are keen to boast of their innovation. Bianchini seems the opposite – he’s keen to emphasise that Ciacci is all about tradition. For example, he takes pains to explain some producers are now using barriques but that his winery sticks with the large traditional barrels which they get made with oak from Croatia.

In spite of this, it is evident as soon as we taste the first wine, the Rosso di Montalcino DOC 2020, that there have been improvements. The Rosso does not have a lot of depth but this is a friendly and approachable wine, a delight with gentle tannins and a good finish. Supple and youthful.

Similarly, with the newly released Brunello di Montalcino DOCG 2018. Unlike many years so far this century, this vintage year was pretty rainy. The wine displays the characteristic flavours of blackberry and black cherry. There are elegant and forceful aromas and a bright acidity. Above all it epitomises the warmth and softness on the palate with soft tannins that makes this wine so inviting. There’s also the structure for midterm ageing potential. And, of course, the high acidity makes for a perfect pairing with those meaty ox dishes.

As we move on to the dessert of Tiramisu it’s already becoming late afternoon, although the clientele at Café Murano show little sign of stirring. We’re treated to a much older Brunello di Montalcino Pianrosso 2008 in jeroboam. Described by Bianchini as being in “perfect condition”, this has a wonderful garnet colour and comes across as far more distinguished than the upstart 2018. There is depth and complexity.  Even so, some of my fellow tasters comment that the younger wines are less oaked and, well, simply more drinkable at this early stage (which is the order in which they should be drunk). Clearly, Ciacci has been hard at work on improvements in vineyard management and cellar practices. So the good news is that some of the younger – and cheaper – Brunellos already rival some of the pricier, more venerable wines at least for sheer drinking pleasure.

The wines of Ciacci Piccolomini d’Aragona are imported and distributed in the UK by Mentzendorff which is a commercial partner of The Buyer.

05 • 04 • 2023
Il Foglio

Servirebbe prendere spunto dalla vite. Servirebbe fare come lei un po’ tutti, donne e uomini, le istituzioni nazionali e internazionali: vivere, prosperare con tranquillità adattandosi a quello che cambia intorno a noi. Perché cambia, anche se non ce ne accorgiamo subito, se troviamo sempre un modo per sfuggire a questi cambiamenti, perché diamo più importanza al passato, fa parte di noi, mentre dovremmo avere anche uno sguardo rivolto al futuro. “E’ straordinaria la vite, ha una capacità di adattamento unica. Sono meravigliato e sorpreso da come si sta adattando al clima che negli ultimi anni è cambiato”, dice al Foglio Paolo Bianchini, proprietario (insieme alla madre Anna e alla sorella Lucia) della Azienda vinicola Ciacci Piccolomini D’Aragona di Castelnuovo dell’Abate, a due passi da Montalcino. Paolo Bianchini è arrivato alla quarantesima vendemmia “ed è dal 2017 che le condizioni climatiche sono mutate. Le viti però hanno avuto la capacità di cambiare, le radici sono scese più in profondità per trovare l'umidità necessaria per mantenersi e mantenere il grappolo, lasciando immutata la qualità dell’uva”. La pianta si adatta e si adattano a lei anche i vignaioli. “Sono stati anni di caldo intenso. A novembre le viti avevano ancora la chioma verde, ma gestendo l’apparato foliare in un certo modo siamo riusciti a fare sempre dei grandi vini. Parte del nostro lavoro è mutato, non si può applicare rigidi schemi nei campi. E’ un reciproco adattamento, per questo credo che quando si ha a che fare con le vigne, ma questo può essere anche esteso anche ad altri contesti, serve avere la capacità di analizzare cosa sta accadendo, cosa sta cambiando, e modificare di conseguenza anche ciò che si credeva immodificabile”. Serve analizzare il presente, cercare di anticipare il più e il meglio possibile cosa potrebbe accadere in futuro, farsi trovare pronti: non c’è nulla di peggio che farsi trovare totalmente impreparati, soprattutto quando si ha a che fare costantemente con eventi naturali. “Non è possibile pensare che si possa prescindere a priori da tecnologia e innovazione, chiudersi in un castello e staccare completamente dal mondo”, spiega. Poi aggiunge: “Certo serve capire che tecnologia e innovazione devono essere legate al rispetto della natura, utilizzarle con attenzione senza forzare i tempi che questa impone. Serve equilibrio. Serve farsi domande intelligenti e trovare le risposte più intelligenti possibili”. Domande tipo: “Cosa si può ancora migliorare a livello tecnologico per ridurre il più a zero possibile lo spreco d’acqua? Noi ci stiamo organizzando. Quello che scende dal cielo va salvaguardato, incamerato. Utilizzare l’eccesso di certi momenti per rimpiegarlo in caso di necessità. Stiamo in pratica facendo in chiave moderna quello che già mio padre, con lungimiranza, faceva nei tempi andati. Sono che lo facciamo utilizzando le conoscenze e le tecnologie che la società ci può offrire”, spiega. “La terra è fertile, ma va lavorata, curata. Il nostro lavoro dovrebbe essere così in ogni settore. Capire cosa serve, non impaurirsi per le novità, ma utilizzarle con l’unico scopo di migliorare, e non danneggiare, ciò che ci sta attorno”. In fondo il vino non è poi diverso dall’andare in bicicletta. “Anzi, è basato proprio sugli stessi valori: la fatica, la passione, perché è quella che in fondo ti fa pedalare, il rispetto per se stessi e per ciò che ti sta attorno. Soprattutto la capacità di adattarsi a ciò che accade. Perché un giro, una corsa, può partire male, può accadere che dopo venti chilometri hai già il male alle gambe, ma cosa fai? Torni a casa? No, vai avanti, vedi come va, magari alleggerisci il rapporto e tutto cambia. E così è il vino. Nell’estate del 2018 pensavo che quell’annata di Brunello di Montalcino fosse da buttare, pessima. E’ stata eccezionale”.

Giovanni Battistuzzi

06 • 03 • 2023
Montalcino news

Grande spettacolo sabato scorso per l’edizione n.17 delle Strade Bianche che ha attraversato anche il territorio di Montalcino  con i suoi meravigliosi sterrati ed i tanti appassionati a bordo strada ad incitare i propri beniamini.

Una corsa bellissima che in tanti hanno potuto vedere anche in diretta televisiva. Le immagini hanno fatto il giro del mondo e questa è certamente una bella notizia anche per il nostro territorio. A vincere è stato uno dei favoriti, il britannico Thomas Pidcock (Ineos Grenadiers) che ha alzato le braccia al cielo in Piazza del Campo a Siena dopo aver attaccato a 52 km dal traguardo.

Per quanto riguarda la Strade Bianche Women Elite a trionfare è stata l’olandese Demi Vollering (Team SD Worx) che in una entusiasmante volata ha battuto la compagna di squadra Lotte Kopecky. Entrambe, assieme al loro team, in questi giorni hanno pernottato nel territorio di Montalcino.

Ma il giorno successivo lo spettacolo sulle due ruote è stato garantito anche dalla Gran Fondo Strade Bianche amatoriale con il sold out di 6.500 iscritti (il 30% provenienti dall’estero). Presenti anche fior di campioni del recente passato come Fabian Cancellara, Paolo Bettini, Mario Cipollini, Filippo Pozzato e Sonny Colbrelli.

Sul traguardo di Piazza del Campo ha preceduto tutti Mikkel Videbaek mentre nella prova femminile si è imposta Annalisa Prato.

Al via c’era anche Paolo Bianchini, proprietario con la sorella Lucia della prestigiosa griffe di Brunello Ciacci Piccolomini d’Aragona. Paolo sabato e domenica ha incontrato tanti amici, dal ct della Nazionale Bennati fino al fuoriclasse Peter Sagan: quando il ciclismo passa dalle nostre parti Bianchini è sempre uno dei protagonisti assoluti come dimostrano le tante belle amicizie mantenute negli anni con i grandi campioni di questo bellissimo sport.

17 • 02 • 2023
Montalcino news

Una delle caratteristiche del Brunello 2018 è la facilità di approccio. Ne è convinta Michaela Morris, firma di Decanter, che ha dedicato un articolo all’annata appena uscita sul mercato. Un’annata che offre molta scelta, scrive Morris, tra vini deliziosi “da bere a breve termine per godere della loro radiosa freschezza” e altri vini che possono invecchiare “ma sono già espressivi e si mostrano bene. Sebbene possano offrire di più in futuro, sono già irresistibili. Aprirli al momento del rilascio non sarebbe un ‘infanticidio’, ma un’opportunità soddisfacente per provare alcune bottiglie e poi scegliere se metterne da parte alcune”.

Morris elenca anche dieci etichette da bere subito, nel 2023: sono il Brunello 2018 di Castello Romitorio, il Brunello Pianrosso 2018 di Ciacci Piccolomini d’Aragona, il Brunello 2018 di Fattoi, il Brunello 2018 di Fuligni, il Brunello 2018 de La Fortuna, il Brunello 2018 di Pietroso, il Brunello 2018 di Poggio Antico, il Brunello 2018 di San Guglielmo, il Brunello 2018 di Sesti e il Brunello 2018 di Val di Suga.

28 • 01 • 2023
Wine News

Su "I Quaderni di WineNews"
Ciacci Piccolomini d'Aragona, Docg Brunello di Montalcino Pianrosso 2018

Il Brunello di Montalcino Pianrosso 2018 ha naso di bella predominanza floreale, con saldo fruttato e cenni speziati a rifinitura. La bocca è decisamente succosa e saporita, di robusta articolazione tannica con leggero e piacevole tocco boisé sul finale. Ciacci Piccolomini d’Aragona, dei fratelli Bianchini, non ha certo bisogno di molte presentazioni. La storia di questa cantina è celeberrima e, soprattutto, la vocazione dei suoi vigneti è tra le più rilevanti dell’intero areale: siamo infatti nel quadrante sud-ovest di Montalcino, nella striscia di vigneti tra i borghi di Castelnuovo dell’Abate e di Sant'Angelo in Colle. Qui, i terreni, sassosi e di medio impasto, ospitano vigne con esposizioni straordinarie.